Acri - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 La Chiesa della Madonna del Rinfresco venne edificata dal parroco Giacomo De Piris nel 1521, a seguito dell'apparizione leggendaria ad un'anziana signora del luogo. Secondo il racconto leggendario, la donna raccontò che mentre andava a lavare il bucato al fiume si fermò per dissetarsi, e stanca dal troppo lavoro invocò la Vergine, che le apparve e le chiese di scavare un pozzo proprio in quel luogo, per benedire quella terra che era stata bagnata da troppo sangue umano. Cento anni prima infatti la città provò proprio in quel luogo il peggiore assedio della sua storia ad opera dell'esercito aragonese nel 1462, e proprio lì esisteva la Giudeica, l'antico quartiere ebraico. Sempre secondo la leggenda locale, inizialmente la donna raccontò la storia dell'apparizione al parroco, che dopo qualche titubanza iniziò i lavori: a poco più di un metro sgorgò acqua freschissima, limpidissima e abbondante; al pozzo con l'immagine della vergine affluiva una grande quantità di popolo, dato che l'acqua era ritenuta miracolosa, e si faceva bere per prima ai bambini, che erano portati in processione. Successivamente si eresse alla fine del 1540 la chiesetta, ma dell'originario splendore non rimase nulla a causa dell'incendio avvenuto a metà dell'Ottocento, ma la chiesa fu ricostruita ed ogni anno viene ripetuta la solenne celebrezione, con l'usanza di portare una bottiglia d'acqua ai propri cari o di bere un bicchiere d'acqua, chiedendo soccorso alla Madonna. Questa chiesetta è situata nei pressi del fiume Chalamo e appartine alla parrocchia di San Domenico di Acri.
Basilica del Beato Angelo d'Acri
 Adiacente alla chiesa e all'antico convento dei frati Cappuccini,fu voluta dal Padre Giacinto Sasso da Belmonte Calabro che allora rivestiva la carica di definitore generale dell'ordine dei Cappuccini.La posa della prima pietra avvenne nel 11 maggio (1893)su progetto dell'architetto Guido Quercioli da Roma, con solenne celebrazione eucaristica,l'inaugurazione avvenne il 17 luglio del (1898).La basilica si erge maestosa ,nell'antico quartiere cappuccini con la sua cupola alta 32 metri, e le due torri campanarie della stessa altezza, l'aspetto e elegante con la facciata rivestita di porfido rosa da Mendicino su ben quattro livelli un unico portale centrale di bronzo massiccio,di ben 56 quintali,opera nel (2002) di abili artigiani fiorentini,con sciene figurate della vita e le opere del Beato Angelo,le sette virtù teologali, ed in alto campeggia Gesù con i suoi Discepoli, nella parte più bassa, iscrizione latina in ricordo dell'elevazione a basilica di papa Giovanni Paolo II, sulla facciata in basso stemmi Pontifici, e nel primo e secondo piano della facciata, le statue in marmo bianco di Maria, il Beato angelo, San Francesco da Assisi e San Antonio da Padova,opera dello scultore (Sciervo), sopra il portale,un balcone di pietra rosa con vetrata artistica che raffigura la Vergine Maria in trono.Sia la cupola che il tetto delle torri campanarie ,sono interamente rivestite di rame. Nell 'interno la chiesa si presenta con pavimenti policroni in marmo e granito, dodici cappelle gentilizie sei per ogni lato ,al centro di una di queste, e riposta l'urna del Beato Angelo, in bronzo cesellato e ricoperto di lamine a forma di d'alloro, d'oro e bronzo, e dentro e riposto il corpo ricomposto, del beato in abito cappuccino,la cappella presenta degli splendidi lavori di mosaico, opera di padre Ugolino da Belluno, in alto la volta a botte della chiesa, e arricchita da splendidi affreschi del pittore Jusi e dal pitore Faita dei primi del (1900) ,che rappresentano la vita le opere e i miracoli del beato,le rappresentazioni delle vie crucis ,sono in marmo bianco di carrrara e furono relizzate da Ernesto Biondi. All'interno del nuovo convento e presente il museo dove sono raccolti gli indumenti e gli oggetti di uso quotidiano del beato, ed possibile visitare, la cappella dove visse fino alla dipartita il Beato Angelo D'Acri nel (1739).
Chiesa di Santa Chiara
 In origine denominata monastero di Santa Chiara dell'ordine dei cappuccini,detto delle cappuccinelle e poverelle di Gesù Cristo.I lavori di costruzione furono avviati nel 1724 ed il luogo della sua edificazione,fu scelto all'interno del centro abitato,sulla strada,chiamata allora "Colla" (perché in quel luogo si produceva la colla per falegnami e per i scribacchini)attuale via Vincenzo Padula,e perché ritenuto più sicuro da eventuali malintenzionati..Alla sua realizzazione contribui largamente il principe Sanseverino da Bisignano ,considerando che la madre fondatrice dell'ordine era la figliola (Maria Teresa),che fin da bambina aveva esternato il desiderio di farsi monaca e che prese i voti il (1726),assumendo il nome di Suor Mariangela del SS. Crocefisso.Sua guida spirituale fu il Beato Angelo che godeva da tempo dell'amicizia sincera del principe.Nel 1810 il monastero venne soppresso,a cusa di un'atto vile ed efferato da parte delle truppe francesi che attaccarono la città ed irruppero nel convento, che allora contava trentasei suore, e ne violentarono la gran parte e alcune le uccisero ,tre per evitare lo scempio preferirono ,buttarsi nella fornace del convento, il convento fu abbandonato e la proprieta venduta al comune ,che la trasformò in casa municipale.La chiesa superstite si presenta a navata unica,con soffitto ligneo a capriate,con l'altare maggiore e coretto sopra l'ingresso ,sulla parete di fondo dell'altare maggiore,rivestita con un fondale in legno,sono messi in spazi lacunari cinque tele di sconosciuta attribuzzione della metà del (1700),e ai lati dell'altare lapidi marmoree di don Beneamino Parvolo e del Vescovo Beneaventura Sculco la sepolti tra 1700 e 1800.
Chiesa e Convento di San Domenico
 Il complesso conventuale di San Domenico fu fondata nel 1524 dai monaci domenicani, edificato in origine in aperta campagna, nei pressi del fiume Chalamo, in una condizione insediativa ottimale per questo tipo di costruzioni. Il convento, di forma quadrata, con il chiostro al centro, possiede un solo due piani di costruzione, benché il secondo sia stato alzato negli anni seguenti la prima costruzione. Ospitava al piano terra i sevizi e il refettorio, mentre al piano superiore vi erano le celle dei frati. Dispone di una chiesa annessa trasformata nella seconda metà del Settecento dalla confraternita del Santissimo Rosario, e fu dedicato a San Giovanni Battista, sostituito in seguito da San Domenico. Con la soppressione degli ordini religiosi nel 1806 il monastero venne abbandonato, e fu annesso alle proprietà comunali. Nel 1870 fu acquistato dalla famiglia Sprovieri, a cui appartenevano alcuni senatori del Regno d'Italia; questi vi apportarono alcune modifiche sostanziali, che trasformarono il convento in un palazzo-fortezza, dotato di torri per le opportune difese da possibili attacchi. Il portale in pietra è sovrastato da tre stemmi: quello dell'Università di Acri, con la dicitura Acrae, tri vertex, montis fertilis, U.A.; uno stemma della famiglia Sanseverino; uno centrale con la scritta E.S.M.I.B., ossia Ecclesia Sancti Martiri Joannis Baptistae. All'interno cappella del rosario è collocato un altare conposto da stucchi e colori ornamentali con rappresentazioni di fiori, uccelli e trofei in legno intarsiato da artieri regionali del XVI secolo. Vi è anche un oratorio in pietra di epoca rinascimentale, che presenta all'interno molte opere di artisti napoletani del 1600-1700.
Chiesa e Convento dei Padri Cappuccini
 Fu fondata nel 1590 su donazione di don Antonio Le Pera e la benedizione avvenne ad opera di don Vincenzo Quattromani, vescovo della diocesi; venne eretta e aperta al culto nel 1594 e fu dedicata a Santa Maria degli Angieli. Comprendeva diciotto celle, il refettorio, la dispensa, il laboratorio e la foresteria (ancora oggi in funzione per la presenza dei frati Cappuccini). Il chiostro di forma quadrilatera è organizzato su una doppia fila di arcate a sesto ribassato, cinque per ogni lato, sorrette da colonne doriche; al centro c'è una cisterna per la raccolta delle acque piovane, mentre su di un lato del cortile sono presenti scene della vita e le opere del beato Angelo d'Acri, risalenti al 1700 ma di artista ignoto. Nella cappella del convento è conservato un altare ligneo con intarsi di ebanisti del luogo risalente al 1594 con al centro statua della Madonna dei Bisogni, lasciata in dono al popolo di Acri dal beato Angelo nel 1729.
Chiesa di San Nicola Ante Castillum (San Nicola di Mjra)
 La chiesa di San Nicol di Mjra, secondo la tradizione, sarebbe stata edificata nei primi del Quattrocento, ma secondo le recenti analisi stilistiche viene classificata intorno al X-XI secolo. L'elemento che più contribuisce a determinare tale datazione è l'arco a sesto acuto di tufo, identico a quello della cattedrale di Rossano Calabro. Anche se più volte restaurata, mostra immutata la sua struttura gotica, con l'arco trionfale ogivale e le finestre a sesto acuto su ogni lato, e due sull'altare maggiore. Il fonte battesimale è realizzato con la base di un capitello paleocristiano scavato all'interno, mentre la scala a chiocciola è di pietra calcarea bianca, ed ha per base il capitello di una colonna romana rovesciato. L'aquasantiera è realizzata con pietra di corniala rossa, a forma di conchiglia, forse ricavata da un elemento decorativo greco-romano. Viene citata per la prima volta nel censimento della diocesi di Bisignano nel 1269, voluto dal vescovo Ruffino, titolata come Sante Nicola anthe Castillum, specificando inoltre una riapertura dopo il restauro del terremoto del 1080-1081, e la consacrazione di cinque sacerdoti di rito greco.
Chiesa di Santa Maria Maggiore
 In origine di stile romanico, fu poi manomessa con successivi restauri di stile barocco. Fu di rito latino e di antichissima costruzione, è a forma di croce latina e a navata unica, con un abside semicircolare, con delle aggiunte successive (come le cappelle laterali, ad esempio quella del Santissimo Sacramento e del Crocefisso).Nel 1269 nella Plateia del vescovo Ruffino da Bisignano, veniva censita con il nome di Santa Mariae de Pandia,nel 1700, ad opera di don Diego Luzzi, venne abbassatato il pavimento, mentre per l'apertura di nuove cappelle laterali la navata fu parzialmente abbattuta e buona parte dell'abside semicircolare murata. La volta era in origine dipinta ma dopo l'incendio del 1780, con un soffitto in travi di legno, subì la distruzione completa dei sepolcri funebri delle antiche famiglie nobiliari. Nel 1842 la chiesa subì ulteriori stravolgimenti e durante i lavori fu rinvenuto un sepolcro medioevale, con la volta a sesto acuto in tufo, ma con la tomba violata e le spoglie mortali disperse. Nel [[2004] durante dei lavori di adeguamento degli impianti elettrici fu ritrovata l'arcata della porta sinistra dell'antico sepolcro medioevale in tufo, e da un'ulteriore indagine, in una parte dell'abside semicircolare si è scoperto che tutta la base è stata realizzata con grossi blocchi di tufo rosa, scoprendo inoltre un'ulteriore finestra a sesto acuto al centro dell'abside,ed un'altra porta di tufo sul lato destro dell'abside,l'arcata della volta dell'abside a svelato,la forma gotica tutta di tufo,anche se molto deteriorata forse a causa dell'incendio del 1462,e alla sommità la parte mancante,fu durante l'antico restauro sostituita da mattoni di creta,che da un'ulteriore analisi archeologica sono stati datati risalenti al periodo dell'impero romano.La parte Bizantino-gotica è probabilmente del X-XII secolo in base alle descrizioni dettagliate dell'archeologa dott.M. Spina. E attualmente in corso il restauro dell'altare maggiore, e dell'abside semicircolare,ad opera della soprintendenza delle Belle Arti di Cosenza, che riporteranno alla luce per quanto è possibile la vecchia struttura Alto-evale.
Chiesa dell'Annunziata
 Le origini della chiesa dell'Annunziata sono molto remote: viene menzionata nella Platea del vescovo Ruffino (datata al 1269) che la cita come Chiesa de Sante Maria Annunciatione (fori porta), così definita poiché era situata al di fuori dalle mura di difesa della città antica. Presenta un aspetto elegante in stile romanico, con una facciata a sei colonne portanti e quattro sovastanti nel piano superiore, il portale centrale e due porte laterali, sovrastate da una croce latina in pietra calcarea bianca. Il campanile è in stile romanico su tre piani, in pietra bianca, e al vertice un doppio sistema di campane con l'orologio funzionante di tipo elettrico. Nell'interno è da segnalare la presenza nella sagrestia di un affresco rinvenuto durante recenti lavori di restauro, di origine bizantina,datato intorno al 1100-1200, con una parte mutilata ed una dicitura in gotico antico, che raffigura la deposizione di Gesù Cristo di un artista ignoto, e di fianco una bellissima porta in legno intarsiata del 600-700 con dicitura latina, opera di maestri ebanisti del luogo.
Chiesa di Santa Caterina
 La chiesa fu inizialmente dedicata a sant'Agostino, e si dice che sia stata realizzata dai padri eremiti agostiniani intorno al 1500, accanto ad un antico romitoio degli stessi padri, dopo un periodo piuttosto lungo.E dopo il terremoto del 1638 la chiesa versava in uno stato pietoso, fu restaurata e traformata ad opera di Giuseppe Leopodo Sanseverino, principe di Acri e Bisignano. Fu realizzata a tre navate e nel 1726 venne consegnata di nuovo al culto dei fedeli. Presenta dopo il restauro del 1957 una tela di Cristoforo Santanna (1767), una tela del trionfo della croce di artista ignoto del XII secolo, un olio su tela del XVI secolo, ed una tela di Santa Caterina del XVII secolo. Inoltre sono conservati all'interno un bellissimo coro ligneo del Settecento, con lo stemmma trivertice della città di Acri, e diverse lapidi marmoree delle famiglie Sprovieri, Giannuzzi e Cafonio.
La Chiesa di San Nicola da Belvedere(San Nicola del Campo)
 Questa piccola ma antichissima chiesa ,e presente ,nell'antico borgo,del (Casalicchio) da (Piccolo Casale),menzionato per la prima volta in una donazione fatta dalla Regina Giovanna d'Angiò) al Conte Simone Cofone di Acri nel 1070, (San Nicolò de Campo,cum casalibus, fori porta, in loco nuncato Fosso) ,questa donazione avvenne ,nel frazionamento delle proprietà del Barone (Pietro Turra) ,da Bisignano , fu poi di nuovo elencata nella Platea del Vescovo Ruffino nel (1269), e succesivamente in quella del Vescovo Quattromani nel (1721).All'interno oltre al piccolo campanile in mattoni,decorati a mano ,sul lato prospicente all'attuale piazzetta Casalicchio,spicca un bassolirievo ,che raffigura San Nicola con una grande chiave in mano.Nello steso quartiere nacque il Beato Angelo d'Acri e fu battezzato nella chiesetta di San Nicola il (19 ottobre 1669).
Castello di Acri
 È situato a controllo del territorio, al limite del territorio controllato dalla potente Sibari, ai tempi della Magna Grecia. L'ipotesi dell' edificazione bruzia sembra ora del tutto avvalorata dagli svariati ritrovamenti archeologici datati dall'Eneolitico al Bronzo finale, rinvenuti tutt'intorno al città vecchia di Acri. In seguito fu fortilizio romano, come descritto dallo storico Capalbo in una lapide marmorea in lingua latina (rinvenuta nel 1890), con l'iscrizione "XII LEGIO", ed inoltre un'altro frammento di lapide con iscritto "Sacellum Dedicatam ad Veneri", e piccole porzioni di mosaico rinvenute nelle vicinanze del castello, probabilmente greche.
 La forma del castello in origine era trapezoidale con tre torri poste nella parte più alta, e la quarta a controllo del ponte levatoio o della porta a caditoia, posta nel livello più basso delle mura difensive, che cingevano tutta la cittadella del quartiere Pàdia, compresa la chiesa matrice Santa Maria Maggiore. Nella chiesa, che fino al 1290 dalla Platea del vescovo Ruffino da Bisignano veniva descritta come "Sancta Mariae de Padiae", sono state rinvenute durante alcuni recenti lavori di restauro, tracce di un tempio paleocristiano.
 Le mura di cinta del castello hanno un diametro di circa due metri nella parte più alta del perimetro, mentre le mura del livello inferiore erano descritte aventi un diametro di circa quattro metri. Visibile fino ai primi del 1900, la cisterna per l'approviggionamento dell'acqua in caso di assedio era posta a nord della torre esistente: era alta circa due piani (cioè sei metri di altezza) e larga venti.
 Nel 1999 furono rinvenute nelle mura del castello parecchie monete di origine greca, tra cui alcune di Sibari, altre di Thurio, ed una sola di Crotone, ora in possesso della Soprintendenza Archeologica della Sibaritide.
Palazzo Sanseverino-Falcone
 Appartenuto alla potente famiglia calabrese dei Sanseverino, venne edificato a partire dal XVII secolo a cura di Giuseppe Leopoldo Sanseverino VIII principe di Bisiganno. Dall'opera dello storico Raffele Capalbo , emerge che il terreno dove sorge il palazzo era proprietà di don Fabrizio Julia, poi aquistato dai Sanseverino. Lo stesso storico afferma che il progetto fu di un architetto romano e le spese di costruzione ammontarono a settantamila ducati, escluse le spese per le decorazioni pittoriche. Tuttavia, come è stato recentemente notato, gli affreschi che raffigurano "L'allegoria del Tempo" e il "Ratto di Prosperina" (che lo storico Capalbo, voleva attribuire agli artisti Zuccari da San Angelo in Vado, che vissero ed operarono dal Cinquecento fino ai primi del Seicento) appartengono invece all'artista napoletano Donato Vitale, che affrescò le sale tra il 1714 e il 1718, come ha dimostrato con documentazione valida lo storico Giuseppe Abruzzo. In quanto al costruttore dell'edificio, è certo che si tratti di Stefano Vangeri da Rogliano, famoso per i numerosi interventi ai palazzi nelle città calabresi, che operò fino al 1720 , anno in cui, con buona probabilità, si occupò anche delle rifiniture del palazzo. L'edificio si erge su quattro piani, il piano terra ed il primo piano, ospitavano una sorta di corpo di guardia del principe. L'ala est del piano terra è caratterizzata da un ampio salone delimitato da pareti con nicchie (in passato abbellite da splendide figure marmoree), al centro della sala si trovano otto colonne di pietra, con capitelli di stile tardo cinquecentesco, che alcuni ritengono riutilizzate da un precedente edificio, forse una chiesa. Il secondo piano, detto anche piano nobile, dove la famiglia risiedeva, è composto da svariati saloni, dove spiccavano affreschi, che se pur in parte deteriorati sono ancora visibili. Il terzo piano, era adibito alla servitù ed alla cucina. Oggi il palazzo ospita parte del Museo della Civiltà Contadina e il Museo d'Arte Contemporanea dedicata a Silvio Vigliaturo ed è in allestimento una pinacoteca cittadina.
Palazzo Julia
 Databile al XV secolo, fu sempre proprietà della famiglia Julia , che lo ereditò da padre in figlio. È un fabbricato diviso come altri in Acri, fu realizzato in due epoche diverse, la prima volta nel cinquecento-seicento e la successiva alla fine del settecento. Il fabbricato si erge su tre piani, e dispone di una ricchissima biblioteca , composta da oltre cinquemila volumi, con testi del 500 e del 600 e alcune rare edizioni antiche.
Palazzo De Simone-Julia
 Il palazzo porta il nome della famiglia che lo possiedeva i De Simone e dei suoi eredi, gli Julia ed è un esempio delle case "impalazzate", presenti nel centro storico di Acri,termine con il quale sono definiti quelli edifici caratterizzati da una composizione architettonica, di tipo presidenziale, divisa su tre piani sovrapposti. Il piano terra mostra arcate a tutto sesto, con finestre a pianta quadrata, protetta con grate in ferro,destinate alla dispensa dei prodotti agricoli. Il palazzo fu edificato nei primi del seicento ed è situato nel centro storico.
Palazzo Spezzano
 Antica dimora nobiliare del settecento,palazzo della famiglia dei nobili Spezzano presenta interessanti aspetti architettonici, che furono innovativi per l'epoca di costruzione dell'immobile. L'interno è ripartito in locali dimensionati in modo razionale e con efficiente utilizzo degli spazi, distribuiti correttamente, su tre piani sovrapposti e collegati da una comoda scala interna.
Palazzo Padula
 Di proprietà del poeta Vincenzo Padula, venne edificato in una zona in origine isolata e priva di palazzi, la sua edificazione voluta dall'artista calabrese, era secondo il Padula la rappresentazione della posizione raggiunta dall'uomo di cultura acrese. Sul portale del palazzo fece scolpire due penne e un calamaio, simbolo dello stemma del suo casato. Il palazzo fu dotato di feritoie, adatte a posizionare armi da fuoco , per difendersi da eventuali attacchi dei briganti, assai frequenti in quel periodo. Interessante é il cornicione estremamente curato, considerando il periodo storico.
Palazzo Astorino Giannone
 Situato nel rione Casalicchio vicino alla casa natale del Beato Angelo d'Acri anch'essa appartenuta alla famiglia Giannone ed ora trasformata in cappella, annessa al fabbricato. Originariamente il palazzo fu abitato dalla famiglia Astorino, nel 1700 ed in seguito dalla famiglia Fusari . La famiglia Giannone, proveniente da Bitonto in provincia di Bari, trasformò in gran parte il palazzo, come un'antica dimora signorile di campagna. Nell'interno sono ancora presenti mobili e quadri del settecento e ottocento, ed una biblioteca composta da migliaia di volumi antichi del settecento e dell'ottocento.
Palazzo Civitate
 Questo antico palazzo ubicato nell'antico quartiere di Pàdia è appartenuto fino al 1800 ad una antica e nobile famiglia,iCivitate originaria di San Marco Argentano , trasferitasi in Acri nel 1390. Acquistò anche varie proprietà fondiarie, tra cui la frazione San Lorenzo , Jungi e il comune di Rota greca . Il palazzo si erge su tre piani , più le cantine , situate nel piano sottostrada verso sud: del suo originario splendore purtroppo non rimane nulla, a seguito dei vari proprietari che si susseguirono, tra i quali la famiglia Giannuzzi, la famiglia Joele che ne rimase proprietaria fino ai primi del 1900. L'unica parte interessante è il portone d'ingresso con lo stemma della famiglia Civitate, rimasto come nell'antichità e le caggiarole , così chiamate dal popolo . Si tratta di antiche gabbie sistemate sul muro di fronte alla piazzetta Azzinnari, dall'esercito napoleonico, dove furono messe le teste di tre famosi capi banda dei briganti , colpevoli, secondo l'accusa, del rapimento e l'uccisione dei due figli maschi della famiglia Civitate, nel 1808. La storia ci tramanda la vendetta da parte della moglie dei Civitate , che rimasta vedova per la perdita del marito, morto dal dolore a seguito della perdita dei due figli, dilapidò quasi tutte le sue fortune , nella strenua caccia degli assassini , che avvenne due anni dopo la tragedia. La famiglia Civitate a seguito di ciò si estinse essendo rimasta in vita solo il ramo femminile.